Storia del Vivaio Rizzardi
Il vivaio della famiglia Rizzardi nacque come giardino e orto del Palazzo Arcivescovile, in via Treppo a Udine, oltre centocinquant’anni fa. Il Friuli era ancora sotto il dominio austro-ungarico. Fu allora che Giovan Battista Rizzardi (detto Giobatta), di Tavagnacco, prese in affitto dalla Curia il terreno del futuro vivaio, unito ad una piccola casa da usare come abitazione, per 157 fiorini all’anno. Era il 1861. L’accordo prevedeva anche l’impegno di effettuare piccoli lavori di giardinaggio e sistemazione, a titolo gratuito, al vescovo di Udine, che risiedeva nel vicino Palazzo.
L’area venne tenuta da principio in parte a vigna e, in parte, a giardino. In seguito, intorno agli anni Ottanta del secolo XIX, Giuseppe, figlio di Giobatta, decise di avviare una attività commerciale, inizialmente modesta, di ortofloricoltura. La specialità divenne subito la coltivazione della rinomata “Violetta di Udine”, apprezzata dai nobili di tutta Europa, e dalla stessa Regina Elena, per la bellezza e l’intenso profumo del suo fiore. In seguito la Ditta scelse di dedicarsi alla produzione di piantine da orto e, soprattutto, alla selezione delle sementi, che venivano confezionate in loco, e rivendute, con acquirenti in tutta la provincia, nelle bustine con il marchio “Sementi Rizzardi”.
L’“Ort dal Vescul“, così come era popolarmente conosciuto a Udine e dintorni, si trasformò presto in una piccola istituzione, tramandando di generazione in generazione impegno e passione, anche durante i tempi difficili delle guerre. La clientela si moltiplicava, andando dall’agricoltore “di mestiere” all’appassionato di ortaggi, fino alla signora di città in cerca di piante da terrazzo o da appartamento. Enrico Rizzardi, nato nel 1891, e succeduto nella conduzione della Ditta al padre Giuseppe negli anni ’20 del secolo passato, ricordava spesso quando, poco dopo la Seconda Guerra, una forte infestazione parassitaria aveva quasi sterminato le violette tanto che, per qualche anno, la coltivazione si era quasi azzerata. Il piccolo vigneto, che si estendeva all’interno dell’orto lungo il cosiddetto “stradon”, dava negli anni migliori fino a 15 ettolitri di vino. Intorno, in file ordinate, gli “strops”e, fino agli Settanta, anche le casette degli animali da cortile. Insomma, un vero e proprio angolo di campagna trapiantato nel cuore urbano della città, Nel 1955 l’azienda, che figurava iscritta al Camera di commercio dal 1881, ricevette un attestato per i 74 anni di ininterrotta attività.
Enrico Rizzardi, detto “Sior Rico”, fino a pochi mesi prima di morire (nel dicembre del 1985) era solito scendere, mattina e pomeriggio, a “lavorâ tal l’ort”, dispensando consigli, con aria un po’ burbera, a chiunque ne avesse bisogno. I figli Giuseppina, detta Pini, nata nel ’27, Giuseppe, detto Beppino, nato nel ’31 e Caterina, nata nel ’38, si incaricarono di portare avanti con volontà e slancio la tradizione familiare. Non sapevano all’inizio che sarebbero stati proprio loro, sfortunatamente, i malinconici testimoni della chiusura forzata del vivaio, e dello storico negozio di via Treppo. Già da tempo, infatti, la Curia aveva in mente un progetto di trasformazione della vasta area in un parcheggio. L’operazione si concretizzò nell’ultimo decennio del secolo.
La famiglia Rizzardi che, in previsione, aveva già acquistato un esteso terreno in via Cividale, aprì per tempo in quel luogo una nuova sede del vivaio, il cui titolare dal 1989, divenne Luca, figlio di Beppino. Nasceva così una azienda agricola moderna, pronta ad intraprendere un nuovo cammino. Dopo che lo sfratto divenne esecutivo, nel mese di giugno del 2000 si consumò l’ultimo atto della vicenda, quando la vecchia “buteghe” chiuse i battenti, lasciando il posto al nuovo negozio allestito nella nuova sede di via Cividale.
Nel corso degli ultimi vent’anni Luca Rizzardi ha progressivamene aumentato il numero delle serre, migliorato l’assortimento delle specie in coltivazione, e progettato in maniera dinamica le aree di produzione e vendita. Visitando il “Giardino in Città” (questo il nome della nuova azienda) troviamo ora un ampio parcheggio alberato, spaziosi luoghi in cui intrattenersi nella scelta delle piante da coltivare nel proprio orto, in giardino o sul terrazzo. L’offerta del “Garden” si allarga anche ad ogni attrezzo, strumento o altro prodotto utile per realizzare al meglio la passione per il verde.
Il personale del vivaio, come da tradizione familiare, è sempre pronto a regalare, con provata competenza, consigli e suggerimenti per le semine, le concimazioni o i trattamenti migliori per la difesa e la cura delle piante.
Nel 2015 è stata installata nella struttura una nuova caldaia a biomassa al posto delle vecchie macchine a gasolio. Il nuovo combustibile usato – il cippato di legno – migliora il livello di sostenibilità ambientale diminuendo sensibilmente le emissioni, e aumentando l’efficienza energetica dell’azienda. Nel 2023 è stato ultimato un impianto fotovoltaico: una fonte di energia «green» che sfrutta l’energia del sole trasformandola in energia elettrica. Da più di 40 anni all’Epifania, i clienti, vecchi e nuovi, ricevono in omaggio la nuova edizione del “Lunari Furlan “ dove, accanto a vecchie storie, aneddoti e facezie, si danno notizie sui tempi delle semine e i lavori da eseguire periodicamente nell’orto e nel giardino. Il tutto rigorosamente in friulano. Nel 2016 è stato dato alle stampe il secondo volume di “Tes cjasis dai vons”, una raccolta di brevi racconti di vita contadina tratta dai lunari dal 2006 al 2015 curata dall’amico Diego Cinello.
Testo a cura di Stefano Rizardus Rizzardi